Truffa WhatsApp, scatta l’allarme tra gli utenti: come difendersi

Una nuova truffa sta girando su WhatsApp: cresce l’allarme tra gli utenti, bisogna fare estrema attenzione. Ecco cosa fare per difendersi

Come tristemente noto, la cybercriminalità è un fenomeno sempre più diffuso ed intenso. La nuova frontiera delle truffe sembra riguardare WhatsApp. Nemmeno l’applicazione di messaggistica più usata in Italia e in Europa è immune dalle frodi che ogni giorno miete numerose vittime. La tattica usata è sempre la stessa: si gioca su un forte senso di urgenza, per far cadere i malcapitati di turno, facendoli agire istintivamente e senza riflettere.

Logo WhatsApp su schermata di un cellulare
Truffa WhatsApp, scatta l’allarme tra gli utenti: come difendersi (Foto Ansa) – Direttanews.com

Stavolta parliamo di una truffa ben realizzata, in cui a cascarci sono soprattutto gli anziani o quelli che non hanno molta dimestichezza con la tecnologia. Ma alcune falle a cui aggrapparsi per non cadere nel tranello fortunatamente ci sono. Grazie a queste, ci si può difendere e capire quando si tratta di un raggiro. Come nel nuovo caso, che vede arrivare sugli smartphone della vittima una finta multa ZTL.

Multa ZTL, ma è una truffa WhatsApp: ecco cosa fare

Per la precisione – come riportato da Il Giornale – il messaggio che arriva tramite WhatsApp informa gli utenti della violazione di una ZTL. Esso agli occhi dei meno esperti può sembrare ben fatto: è scritto in maniera formale come nelle comunicazioni ufficiali e cita l’art.7 del Codice della Strada. La sanzione al cittadino è di 196 euro che può crescere fino a 468 euro se non pagata entro un tempo limite, come stabilito dagli artt. 203 e 206 sempre del Codice della Strada. Ma i rischi non finiscono qui.

Schermata WhatsApp su uno smartphone tenuto in mano. Sullo sfondo logo WhatsApp
Multa ZTL, ma è una truffa WhatsApp: ecco cosa fare (Foto Ansa) – Direttanews.com

Per poter pagare in maniera immediata la multa fittizia c’è un link esterno. Una volta cliccato su di esso le conseguenze possono essere devastanti. Ai malcapitati, infatti, non solo verranno sottratti i 196 euro già citati, ma anche dati sensibili come quelli bancari che finiscono irrimediabilmente in mano ai truffatori. Per fortuna i più scaltri subito capiscono l’inganno.

Punto primo perché comunicazioni del genere non arrivano mai con un messaggio su WhatsApp, in chat privata e tra l’altro da un numero sconosciuto. Sanzioni di questo tipo vengono notificate tramite posta raccomandata A/R, PEC o al massimo app istituzionali come IO. Inoltre, nessun atto ufficiale come il pagamento di una multa può avvenire tramite link esterni. Naturalmente, bisogna diffidare da comunicazioni simili e anzi informare la Polizia Postale.

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