Ci sono debiti con il Fisco che non devono essere più pagati e presto scopriremo quali sono e perché: non sprecate soldi.
Una questione di tempi. I debiti possono finire in prescrizione e non vanno più pagati. Tutto dipende dalle notifiche ricevute.

Si chiama “decadenza” e può rendere non esigibile il debito di una cartella esattoriale. Ma andiamo con ordine. Esiste un preciso arco temporale tra l’affidamento dell’incarico di recuperare i crediti da parte dell’agente di riscossione e la notifica da fare al contribuente che leggerà la cartella di pagamento o l’avviso di presa in carico. La procedura di riscossione forzata dei crediti (pignoramento), prevede che i debiti del contribuente, vengano iscritti a ruolo.
Il ruolo viene redatto dall’ente creditore e trasmesso all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che provvede ad elaborare e notificare la cartella di pagamento. La decadenza scatta se l’agente della riscossione non notifica l’atto entro il termine previsto dalla legge, che varia a seconda della natura del credito e che andremo a scoprire.
Quando i debiti con il Fisco non devono essere pagati: tutti i casi
La cartella di pagamento ha una duplice funzione, intimare il versamento delle somme dovute entro 60 giorni dalla notifica della stessa e l’avviso di mora, inequivocabile, che in mancanza del pagamento, l’agente della riscossione può provvedere all’esecuzione forzata sui beni del debitore, senza ulteriori avvisi.

Dopo la notifica di una cartella esattoriale effettuata nei termini previsti dalla legge, il contribuente ha a disposizione 60 giorni per presentare opposizione, decorsi i quali non è più possibile impugnarla. I termini di decadenza variano in base al debito. IRPEF, IVA e altre imposte erariali: entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui è stato presentato il modello Redditi o a quello di liquidazione d’ufficio;
IMU, TARI e tributi locali: la decadenza è di 5 anni dalla violazione; bollo auto: la cartella va notificata entro 3 anni dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui la tassa era dovuta. Infine multe stradali: la cartella deve essere notificata entro 2 anni dalla trasmissione del ruolo.
Decorso un lasso di tempo, le cartelle esattoriali vanno in prescrizione, ovvero l’estinzione del diritto di riscuotere un credito, a seguito del trascorrere di un periodo di tempo senza che l’Agente della riscossione abbia intrapreso azioni per il recupero. Agente della riscossione che deve rispettare un altro termine per riscuotere i crediti che gli sono stati affidati: dalla notifica della cartella non deve trascorrere più di un anno ai fini dell’azione esecutiva. Se l’espropriazione non è stata iniziata entro un anno dalla notifica della cartella di pagamento, dovrà essere preceduta dalla notifica di un avviso che contiene una nuova intimazione ad adempiere l’obbligo. In questo caso, il contribuente che ha ricevuto una cartella esattoriale da più di un anno non potrà subire alcun pignoramento, se prima non gli viene notificata l’intimazione di pagamento e, dopo di questa, passeranno 5 giorni, tempo in cui potrà fare ricorso se la cartella è prescritta, oppure chiedere una rateizzazione che bloccherà il pignoramento.