La donna che rinuncia alla propria carriera professionale ha diritto ad un risarcimento in caso di divorzio?

Succede in molte coppie sposate: la donna rinuncia alla propria carriera professionale per dedicarsi interamente alla famiglia.

Cosa succede se la coppia poi dovesse divorziare? Oltre al danno, la beffa, verrebbe da dire. Ma non si può semplificare un argomento così delicato quindi affidiamoci alla legge per capire meglio ogni dinamica.

mani chiuse una di fronte all'altra con anelli matrimonio su tavolo e documenti
La donna che rinuncia alla propria carriera professionale ha diritto ad un risarcimento in caso di divorzio? – direttanews.com

Qualche volta succede anche al contrario, ma nella maggior parte delle coppie sposate è la donna a decidere, più o meno consapevolmente – attenti a questo punto – di dedicarsi anima e corpo alla famiglia tralasciando un’eventuale carriera professionale o anche solo un lavoro che la renda indipendente dal marito. Una scelta che (quasi) sempre viene presa in due. Il ‘quasi’ rappresenta un punto determinante e lo scopriremo fra poco.

Facciamo un passo indietro per capire bene cosa prevede la legge in caso di divorzio. L’assegno di mantenimento tiene conto soprattutto della disparità di condizioni economiche tra i due ex coniugi. Se la donna ha scelto di dedicarsi alla casa e alla famiglia, la prima cosa che viene in mente è che sarà il soggetto più debole in caso di divorzio e di decisioni del giudice. Ma la teoria può essere stravolta.

Donna rinuncia alla carriera per dedicarsi a casa e famiglia: le spetta un risarcimento?

Tutto sembra essere chiaro: la donna che si dedica alla casa e alla famiglia in caso di divorzio sarà per forza il soggetto che avrà meno possibilità economiche e dunque meriterebbe un assegno di mantenimento particolarmente alto. Ma non è tutto così semplice come sembra.

cuore spezzato tra le mani di una coppia e in primo piano martelletto giudice
Donna rinuncia alla carriera per dedicarsi a casa e famiglia: le spetta un risarcimento? – direttanews.com

In realtà risulta difficile davanti ad un giudice dimostrare quali siano state le rinunce da parte della moglie. L’assegno di divorzio spetta all’ex coniuge economicamente più debole soltanto in presenza di una elevata differenza di reddito tra i due. Ma la Corte di Cassazione chiede anche altro: il richiedente mantenimento deve aver dato un contributo effettivo al patrimonio familiare e di quello dell’ex coniuge. Occorre dunque verificare se l’inferiorità economica di chi chiede l’assegno di divorzio sia dipesa dal fatto che questi si sia occupato della famiglia rinunciando alla propria crescita professionale, favorendo invece la carriera del coniuge.

Anche se sembra impossibile, non è semplice dimostrare che una moglie, durante la vita di coppia, abbia rinunciato alla sua carriera per dedicarsi alla casa e alla cura della famiglia. Secondo la Cassazione, in realtà, basta provare di avere fatto la casalinga dedicandosi alla famiglia durante il matrimonio mentre il marito lavorava fuori casa. Per la Suprema Corte questo sarà sufficiente a convincere il giudice che quella scelta venne condivisa da entrambi i coniugi nell’interesse comune. Ma il marito potrebbe replicare che la scelta è stata presa dalla donna e senza costrizioni, asserendo persino che lui non fosse d’accordo. L’ex marito potrebbe liberarsi dall’assegno di mantenimento dimostrando di avere invitato la moglie ripetutamente  trovarsi un lavoro. Che ci piaccia o meno, questa è la legge.

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