Dovete segnare delle nuove date sul calendario, adesso sarà obbligatorio e anche a pagamento. I costi e tutto quello che c’è da sapere in merito.
Vogliamo approfondire alcuni aspetti che meritano di essere messi al centro del nostro mirino, purtroppo però questo andrà a gravare a livello economico sul nostro bilancio. L’obiettivo è quello di andare ad approfondire tutto più da vicino per evitare di trovarsi di fronte a ulteriori costi da sostenere.
In un paese dove l’inflazione colpisce in maniera decisa soprattutto le fasce di reddito più basse non ci voleva un’altra spesa obbligatoria. Purtroppo però dobbiamo attrezzarci di santa pazienza e cercare così di capire come risparmiare il più possibile.
Una scelta da cui non si può fuggire e che sarà obbligatoria per riuscire a svolgere alcune pratiche burocratiche fondamentali. Ora passiamo però a scoprire come fare ad averlo e quando si deve pagare oltre alle date che si rivelano fondamentale. Non è tutto così semplice come si può pensare, ma di certo ne usciremo in maniera più che degna. Ora però basta chiacchiere, passiamo agli aspetti formali.
Fino a oggi abbiamo avuto la possibilità di avere gratuitamente lo Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Questo strumento viene utilizzato da quasi 40 milioni di italiani, praticamente i 2/3 della popolazione totale. Serve per accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione tra cui per esempio Inps, anagrafe, Sanità, Agenzia delle entrate e quant’altro.
Non sarà più però gratuito come è stato fino a oggi almeno in alcuni casi. Diversi gestori hanno deciso di introdurre un canone annuale, una novità che andrà a incidere sul bilancio di diverse famiglie nel nostro paese. I primi a prendere questa scelta sono stati Aruba e InfoCert che hanno già chiesto il pagamento per il rinnovo dell’identità digitale.
Codacons, e altre associazioni dei consumatori, hanno alzato un velo di polemica e si è parlato addirittura di “scorrettezza istituzionale”. L’obiettivo è quello di andare a chiedere dei risarcimenti allo Stato e all’Agenzia per l’Italia Digitale. Anche se al momento non si capisce bene cosa accadrà in futuro.
Questa scelta è nata in seguito alla mancanza dei fondi promessi dalle istituzioni per sostenere i costi di gestione. Al momento 40 milioni di euro destinati ai provider sono ancora bloccati e non sappiamo bene quando questa situazione varierà. Sta di fatto che molti potrebbero essere costretti a pagare per continuare a usufruire di benefit sempre avuti finora.
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