Fabrizio Moro, l’uscita dal tunnel: lo ha salvato la paura

Per chi non lo sapesse in passato Fabrizio Moro ha fatto abuso di sostanze, ma ecco come è uscito dal tunnel delle dipendenze. 

Fabrizio Moro ha sempre avuto quell’aspetto da cattivo ragazzo che ha affascinato tantissime fan, sin dai tempi di Pensa quando sbaragliò la concorrenza sul palco del Festival di Sanremo nel 2007 presentandosi nella categoria Giovani.

Ma Moro in realtà aveva già 32 anni e alle spalle un bel po’ di gavetta  e anche un periodo lungo e complicato fatto di eccessi. Oggi il cantante ha messo la testa a posto, è un padre ed un professionista che ha abbandonato ormai da anni la vita dissoluta che conduceva.

Più volte Fabrizio Moro ha parlato durante alcune interviste del suo passato difficile, perso tra le droghe e l’alcool e recentemente è tornato a raccontare questo momento della sua esistenza, spiegando i motivi per cui era caduto in quel tunnel oscuro e come ne è uscito.

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Fuori dagli anni difficili

Fabrizio Moro aveva appena 18 anni quando cominciò a fare uso di droghe e ad abusare dell’alcool e questa fu la sua vita per oltre un decennio.“Feci uso di stupefacenti perché cercavo tramite le droghe un distacco dalla realtà” ha raccontato il cantante a Il Messaggero ricordando quei momenti. A farlo uscire dal quel tunnel fu una prepotente paura della morte che si instillò in lui dopo aver visto alcuni amici rovinarsi e in seguito a dei malori: “Iniziai a stare male, avevo paura di morire e di fare la fine di alcuni miei amici. Mi salvai grazie alla mia coscienza. Io sono un vigliacco, ho il terrore della morte è una cosa che mi ossessiona”.

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Se a fargli prendere la definitiva decisione di cambiare la sua vita fu lo spavento, a farlo persistere sulla buona strada fu la sua passione per la musica e il fatto di essere diventato padre di Libero ed Anita. Moro ha spiegato: “Il desiderio di realizzarmi attraverso la mia passione per la musica, mi diede la forza per uscirne. E anche diventare padre. Non mi bastava più rimanere chiuso nella periferia, disagiato e anche in cattive condizioni dal punto di vista fisico”.