Il nuovo governo Draghi sta per nascere, anche se molto è ancora da definire. Il secondo giro di consultazioni è finito e ora i partiti, M5S, Lega e PD in primis, si stanno facendo i conti
Finito il secondo giro di consultazioni per la nascita del nuovo Governo Draghi, si può iniziare a capire quali saranno i partiti che ne faranno parte, e a quali condizioni.
Al momento sembra che la formula prediletta per la formazione del nuovo esecutivo sia quella di favorire i tecnici per i posti ai ministeri. Questo sia per dare un’idea di unità nazionale sia perché, altrimenti, i vari partiti difficilmente troverebbero riuscirebbero a trovare un’intesa per i nomi.
Per ciò che riguarda la composizione del Governo Draghi, è data per certa la partecipazione di partiti come il PD e Italia Viva. Ieri, però, Zingaretti ha dichiarato che il suo partito è un’alternativa alla Lega e che i “perimetri della maggioranza” devono essere chiari.
Dal canto suo Salvini si è mostrato disponibile a partecipare al Governo di unità nazionale, pur avendo incassato il no di Draghi sull’introduzione della Flat Tax. Il leader della Lega ha dichiarato di volere che l’Italia torni a centro dei pensieri dell’Europa e che non sia lasciata indietro. Inoltre, ha toccato un tema come quello dell‘immigrazione, dicendo che l’Italia dovrebbe adottare regolamenti più rigidi come fanno Spagna e Francia.
La partecipazione del partito di Salvini è stato motivo di discussioni interne a vari gruppi parlamentari e ieri lo stesso Beppe Grillo, garante del Movimento 5 Stelle, ha detto che nel colloquio con Draghi ha posto la condizione della non partecipazione della Lega all’esecutivo. Lontana dai temi ambientali e non adatta a entrare nell’esecutivo, secondo Grillo, che si è poi mostrato più bendisposto verso Draghi di quanto si credesse. L’ha definito un grillino e ha dichiarato che non toccherà il reddito di cittadinanza. Per ora la linea tenuta dal M5S è quella di prendere tempo, soprattutto con i suoi elettori più intransigenti verso la nascita di questo esecutivo.
Rimandato il voto su Rousseau, da fare non prima che siano chiari i programmi di Draghi, ora è da capire che aria tira nel Movimento. Sicuramente delle spaccature interne ci sono, fra cui quella rappresentata da Alessandro di Battista. L’attivista 5 stelle ha dichiarato che, al momento del voto su Rousseau, si dichiarerà contrario alla formazione del governo Draghi.
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