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Aleppo, la cattedrale maronita restituita alla città e ai fedeli

Published by
Redazione

Dopo nove anni, la cattedrale maronita di Aleppo restituita alla città e ai fedeli: il restauro e la rinascita del luogo sacro dopo la guerra civile.

(YOUSSEF KARWASHAN/AFP via Getty Images)

Un segno della presenza duratura del cristianesimo in una città in cui gli islamisti avevano minacciato la loro stessa esistenza arriva da Aleppo, nel cuore della Siria. La cattedrale maronita di Sant’Elia, colpita da missili e mortai quando Aleppo divenne l’epicentro della guerra civile siriana, torna infatti a nuova luce. La cattedrale è stata bombardata con missili in almeno tre occasioni tra il 2012 e il 2016 e ha subito gravi danni quando i jihadisti sono entrati nel quartiere cristiano della città nel 2013. In questi ultimi anni, la fondazione pontificia Aid to the Church in Need (ACN) ne ha finanziato il restauro.

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La nuova vita della cattedrale maronita di Aleppo

L’arcivescovo maronita, Joseph Tobij di Aleppo, ha dichiarato a Vatican News che il restauro e la riapertura della cattedrale hanno un significato sia simbolico che pratico. Ha sottolineato: “È un segno di speranza e rinascita, non solo in senso materiale ma per l’intera comunità, nonostante il fatto che il numero di cristiani continui a diminuire, a causa dell’estrema povertà legata alle sanzioni imposte alla popolazione indifesa”. L’edificio era stato devastato nel 2013 da un gruppo di jihadisti il ​​cui scopo era quello di distruggere tutti i segni del cristianesimo nel paese.

Le principali difficoltà incontrate nel restauro sono state la raccolta di fondi e la ricostruzione del tetto. Questa infatti ha avuto bisogno del legno originale. Lo scorso 20 luglio, finalmente l’attesa inaugurazione. Al restauro, in particolare alla ridisegnazione del tetto, ha lavorato un gruppo di architetti italiani. La riapertura della cattedrale, spiega monsignor Tobij, “è un modo per dire alla gente di Aleppo, in Siria e nel mondo, che esistiamo ancora. Esistiamo ancora, nonostante il grande calo del numero dei nostri cristiani”. Prima della guerra, in città c’erano 180mila fedeli circa. Oggi ne restano solo circa 30mila.

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